Premessa

Qualche giorno fa mi sono imbattuto in questo scritto di Loretta Martello postato da Alessandra Nicolicchia, l’artista de I Guinzagli di Ale, che ringrazio per lo spunto.
Dapprima ho avuto la tentazione di condividerlo sulla mia pagina, ma poi ho pensato che merita una riflessione più intima che mal si adatta ai social. Una meditazione per chi, armato di Buona Volontà, non si accontenta di un sentimento d’amore per gli amici Anima-li, ma vuole capire più profondamente:
la loro origine, che va di pari passo con l’origine dell’Uomo,
il loro sacrificio, a vantaggio dell’evoluzione dell’Uomo,
e il debito che l’Uomo ha con loro.
Ovviamente, non è con questo breve scritto che si può afferrare il Tutto di questa “storia infinita”, ma ci sarà qualcuno che da ciò riceverà l’impulso di approfondire e comprendere cosa significa veramente “evoluzione” del Mondo e della Natura nell’ottica della Creazione e non solo nell’ottica della manifestazione tramandata da Darwin.
Per questi motivi riporto lo scritto e le fonti per approfondire.
Buona lettura!

Di Loretta Martello

“Voi siete là fuori, o animali. Se voi soffrite, soffrite qualcosa che torna a vantaggio di noi uomini. Noi uomini abbiamo la possibilità di vincere la sofferenza; voi la dovete sopportare. Noi vi abbiamo lasciato la sofferenza e ci siamo presi il superamento”[1]
Rudolf Steiner evidenzia, attraverso queste intense parole, ciò che il mondo animale con il suo sacrificio ha dato e continua a dare all’essere umano.
Come sottolinea il termine stesso, la parola animale risuona con l’anima e con tutto ciò che abita nell’anima, nel mondo del “sentire”. Piacere e dispiacere sono propri all’uomo come all’animale, e questo permette, a uno sguardo ampio ed amorevole, di sviluppare un sentimento di fratellanza e comunione con questi amici che popolano il nostro pianeta e senza i quali non sarebbe possibile la Vita, né la Bellezza della vita.
Ogni specie animale ha un Compito sulla Terra: il semplice lombrico è prezioso per creare l’humus; gli uccelli portano sulle ali il peso dei nostri pensieri purificando e spiritualizzando l’atmosfera; la mucca, con i suoi passi lenti e il suo lungo ruminare, nutre la terra di spirito; il cavallo ci dona le forze del pensiero; il cane ci porta una fedele e sconfinata amicizia; il gatto una chiaroveggente visione del mondo interiore… tutti, anche gli esseri più minuscoli hanno il loro scopo. Ma in modo particolare gli animali “superiori” sono la testimonianza dei numerosi aspetti della nostra anima, di cui ogni specie ne incarna uno.
Osservando ed avvicinandoci agli animali possiamo imparare infinite cose su noi stessi.
Essi si trovano attorno a noi come prova che abbiamo raggiunto il nostro perfezionamento. Non saremmo riusciti a elevarci se non avessimo lasciato indietro gli animali. [2]
Il mondo animale anela a salire al livello umano, così come l’uomo aspira a salire al livello dell’angelo. Nella prossima incarnazione planetaria della Terra, chiamata Futuro Giove, l’Uomo avrà raggiunto il livello dell’Angelo e l’Animale quello dell’Uomo. Tutti siamo tesi verso un futuro: pietre, piante, animali, uomini, angeli, arcangeli… tutti gli esseri del cosmo aspirano ad ascendere al gradino superiore.
Noi uomini ci troviamo a metà tra gli Angeli e gli Animali, ed entrambi, mentre ci aiutano nel nostro cammino, hanno contemporaneamente bisogno di noi per la loro evoluzione. L’Angelo sale man mano che ci impegniamo a far crescere la nostra Coscienza verso il Sé Spirituale, l’Animale sale man mano che riconosciamo in lui l’amico che in tempi antichi si fece da parte prendendosi le parti più grezze della nostra anima, affinché essa potesse affinarsi ed aprirsi a ospitare un “Io”.
A questo sacrificio per la nostra evoluzione si aggiunse per l’animale la sofferenza, senza la possibilità del superamento. Noi infatti avremo un giorno un pareggio per la nostra sofferenza, l’animale no. Per l’animale non c’è l’azione del karma, la quale è propria soltanto all’uomo. Se penetriamo in questa consapevolezza possiamo sviluppare un senso profondo di compassione, gratitudine e amore per queste creature che quando soffrono lo fanno nel silenzio e che così tanto donano senza chiedere nulla in cambio. Forse, se potessero parlare, chiederebbero soltanto di essere “visti”, essere “riconosciuti”.
Nel bel racconto iniziatico “Il Piccolo Principe”[3] si legge che la volpe si rivolge al principe e gli dice: “Per favore… addomesticami”. Questa strana richiesta, per noi che pensiamo che molti animali amino vivere lontani dall’uomo, indica invece ciò che è proprio scritto nell’ascesa evolutiva dell’animale: “addomesticami, tienimi con te, fammi diventare tuo amico”.
Gli animali domestici hanno già scelto di stare vicini all’uomo, assumendosi tutti i rischi che questo comporta per loro, quelli selvatici a volte “chiedono” (attraverso il loro Io di Gruppo che li guida dall’Alto) di potersi avvicinare. Vogliono diventare come noi, hanno una profonda ammirazione per noi, non possiamo tradire questa incondizionata illimitata fiducia. È sempre più necessario percepire la vibrante richiesta di appartenenza e di rispetto che la loro esistenza manifesta.
L’attuale movimento vegano porta un impulso interessante nello scuotere le coscienze al rispetto degli animali. Tuttavia, esso può sconfinare nell’allontanamento degli animali anziché in un avvicinamento, può indurre a non riconoscere il loro Compito, il loro Sacrificio, il desiderio che hanno di offrirci i loro Doni: cibo, vestiti, tenerezza, affetto e terapia.
Si possono incontrare da un lato cacciatori che proteggono e curano gli animali, dall’altro vegani che non se ne occupano affatto. L’amore ha un’altra dimensione. Possiamo bere del latte e fare una carezza alla mucca che ce lo dona, oppure mandargli un ringraziamento o una preghiera se non la possiamo incontrare. Ma allontanare la mucca, o impedirle di nascere, non fa evolvere la Terra e i suoi abitanti.
Se davvero amiamo gli animali dobbiamo aiutarli a vivere, dovremmo prendere con noi un cucciolo, aiutarlo a nascere, a crescere, a morire, dovremmo averne cura, giocare e “parlare” con lui. Dobbiamo davvero parlargli. L’animale comprende. E poiché egli ha rinunciato per noi alla parola e si è tenuto il “verso”, noi gli rendiamo ciò che ci ha dato se gli parliamo.
Se impariamo a guardare e a parlare agli animali, se proviamo a “sentire” come sentono loro e piano piano li avviciniamo al nostro mondo, pur senza privarli delle attitudini e caratteristiche della loro specie, andremo verso il destino di Libertà e Amore che ci attende.
San Paolo diceva che la natura attende di essere liberata. Certo, l’animale non è tutta la natura, tuttavia egli è l’essere a noi più prossimo. Possiamo cominciare a riscaldare con il nostro cuore e il nostro Io ciò che la sua anima attende per salire a sua volta alle altezze dell’Io e alle mete a cui è destinata.
“Sopravverrà un modo di trattare gli animali, grazie al quale l’uomo, dopo averli spinti in basso, li redimerà”.[4]
(articolo pubblicato su ArteMedica n. 49/2018)

Bibliografia

[1] Rodolf Steiner, “Le manifestazioni del Karma”, O.O. 120.
[2] ibidem
[3] Antoine de Saint-Exupéry, “Il Piccolo Principe”.
[4] Rudolf Steiner, “Le manifestazioni del Karma”, O.O. 120.