La medicina “dolce” eppure così potente.

Nulla è più incontrastabile di un fatto.

Tutto può accadere con il rimedio giusto:

  • Stella, gatto con linfoma, positivo alla Leucemia Felina Virale. Prognosi di 6 mesi, forse un anno con chemioterapia. Il proprietario rifiuta il protocollo farmacologico e richiede la terapia omeopatica. Stella ha vissuto serena e felice per 5 anni, con un’ottima qualità di vita, finché ha avuto un crollo improvviso ed arrivata in ospedale è stata accompagnata dolcemente alla morte.
  • Lola, cane da caccia di razza Pointer. Portata per grave zoppia posteriore che impedisce la funzione deambulatoria. Le analisi e le immagini portano alla diagnosi di schwannoma (un tumore che colpisce le guaine nervose periferiche) lungo il decorso del nervo sciatico destro. La proprietaria richiede la terapia omeopatica. La massa di circa 3,5 cm, dopo 40 gg. di terapia si è dimezzata di volume e Lola ha ripreso anche a cacciare. Morirà dopo qualche anno per una piometra in stato avanzato (rilevata in ritardo dalla proprietaria).
  • Mela, gatto con ipertiroidismo di 12 anni, arrivato emaciato, in uno stato quasi incompatibile con la vita. La proprietaria non intende sottoporre l’animale alle terapie convenzionali e richiede la terapia omeopatica. Mela ha raddoppiato il suo peso senza l’ausilio di diete specifiche ed è vissuta serenamente in ottima salute senza assumere altro che il suo rimedio omeopatico. Deceduta per vecchiaia a 16 anni.
  • Charlotte, gatto con cistite idiopatica, sottoposto per lunghissimo periodo a cicli antibiotici che avevano efficacia per pochissimo tempo, poi si ripresentava l’ematuria (sangue nelle urine) con stimolo doloroso. Avendo raggiunto il limite di sopportazione, la proprietaria vuole tentare con la terapia omeopatica. Il problema è stato risolto immediatamente dopo la somministrazione della prima dose del rimedio e non si è più ripresentato.
  • Bosch, cane di razza Bedlington Terrier con prurito cronico grave (atopia). Inutili tutte le diete prescritte in successione e le attenzioni. In terapia con cicli alternati di cortisone e antistaminici. Dopo il primo ciclo del rimedio individualizzato, il miglioramento è stato stupefacente ed ora è nel periodo di rieducazione alle diverse varietà di cibo.
  • Ecc, ecc, ecc…

In cosa consiste l’Omeopatia?

La terapia omeopatica si basa sulla Legge di Similitudine, scoperta dal medico tedesco Samuel Hahnemann nel 1796. Secondo tale legge, la sostanza in grado di provocare sintomi su un individuo sano è in grado di curare quegli stessi sintomi nel malato.

Oltre 200 anni di pratica clinica e di sperimentazione sull’uomo sano, hanno confermato la puntualità degli effetti dei rimedi.

Come la più antica Agopuntura, anche l’Omeopatia è una medicina olistica, per cui il tutto dell’organismo non è solo la somma dei suoi tessuti, organi ed apparati, ma una totalità molto superiore in cui la parte immateriale ed il Principio Vitale assumono un’importanza fondamentale.

Si spiega così che i sintomi rilevati in Omeopatia non sono solo quelli fisici e patognomonici (comuni della malattia clinica diagnosticata), ma anche quelli generali (desideri ed avversioni alimentari, miglioramento o aggravamento in determinate situazioni, climatiche, stagionali, di orario, ecc.) e comportamentali/mentali (il “sentire, l’agire ed il reagire”) dell’animale/Uomo.

Ecco spiegato anche il perché la Prima Visita Omeopatica dura tanto tempo (un’ora, un’ora e mezza): il campo di indagine è a 360°!!!

I rimedi dell’Omeopatia derivano dai Tre Regni della Natura, sono sostanze molto diluite, al punto che non può essere la loro tossicità a provocare reazioni avverse, e funzionano seguendo un percorso ultramolecolare, di informazione, e non servendosi di recettori organici di cui invece necessitano i farmaci. Per questo si chiamano rimedi e non farmaci! L’effetto curativo non è farmacologico, ma avviene attraverso l’azione sul Principio Vitale dell’Essere Vivente.

Cosa si può curare con l’Omeopatia? A meno che il problema non sia di specifica competenza chirurgica, non ci sono limiti alla possibilità di intervento omeopatico sulle malattie. L’importante è ricordare sempre che i successi ed i fallimenti appartengono ad ogni disciplina medica e dipendono sempre dalle solite due varianti:

  • il medico, con le capacità, l’esperienza, ma anche i limiti come sempre quando alla scienza si deve affiancare l’arte;
  • il paziente, con la sua predisposizione morbosa, il tipo di malattia e la profondità della stessa.

Chi è l’Omeopata?

L’Omeopata è un medico chirurgo o un medico veterinario o un farmacista che dopo la laurea frequenta una scuola triennale di Omeopatia con tesi ed esame finale. L’Omeopatia non è riconosciuta come specializzazione e d’altra parte l’Omeopata non è uno specialista, ma un generalista particolarmente formato. Può essere considerato “esperto” (dalle Federazioni dei Medici e dei Medici Veterinari) una volta qualificato in una scuola e dopo un periodo di almeno 5 anni di pratica.

In realtà, però, il vero omeopata è un medico passionale ed appassionato, che studia tutta la vita senza perdere i principali aggiornamenti convenzionali, ben sapendo che il campo dell’Omeopatia è talmente vasto da non poter mai vederne i confini.

Oggi si tende a chiamare “Omeopatia” tutto ciò che è naturale, ma questo non è corretto: l’Omeopatia è una medicina naturale, ma una medicina naturale non è necessariamente Omeopatia.

Un altro luogo comune da sfatare è che prescrivendo rimedi diluiti e dinamizzati si faccia dell’Omeopatia, ma non è lo strumento terapeutico a fare del medico un Omeopata, come non è uno scalpello che può fare di chiunque un Michelangelo: lo strumento lo possono usare tutti, ma solo il metodo corretto identifica l’Omeopata e può portare al vero successo terapeutico.