Ore 18.45

Ah beh, Dottore, non mi parli di Omeopatia perché a queste cose non ci credo! Una volta mia figlia aveva il mal di gola e sono andata dal Farmacista: “Mi faccia provare qualcosa di omeopatico, che non ho voglia di andare dal Medico per la ricetta” gli dissi. E lui mi mise in mano tre scatolette: c’era uno spray per la gola, un tubetto con dei pallini bianchi ed una confezione di compresse. Quasi una cinquantina di Euro. e sa, Dottore, se non l’avessi portata dal Medico due giorni dopo e non le avesse prescritto gli antibiotici, sarebbe ancora là col mal di gola!

Questa è stata la reazione della mia Cliente, quando le ho proposto una terapia omeopatica per il suo gatto affetto da una forma respiratoria delle prime vie aeree. L’insorgenza della patologia, a detta della Signora, era stata piuttosto improvvisa e riproduceva un quadro che, a dir la verità, nei gatti si osserva con una certa frequenza: starnuti con scolo abbondante, tenace e con croste alle narici, congiuntivite, anoressia ed un certo grado di disidratazione e respirazione rumorosa. Tale quadro, ovviamente, ha allarmato la proprietaria e l’ha indotta ad un consulto urgente.

Posso vedere il libretto sanitario del micio, Signora?

Dottore, non ce l’ho, è la prima volta che arriva dal Veterinario; in due anni non ha mai avuto bisogno di nulla, è sempre stato bene.

Un gatto non vaccinato, dunque, il che rafforzava la mia certezza di trovarmi di fronte al tipico complesso delle malattie respiratorie virali del gatto da herpes o da calicivirus. Esaminai con più attenzione il paziente per vedere se ci fosse qualcosa di diverso dal solito ed a parte le zampe con delle incrostazioni come di fango secco grigiastro, cui non diedi molta importanza data l’abitudine di girovagare che la maggior parte dei gatti hanno, confermai la diagnosi.

Signora, si tratta di rinotracheite, è una malattia infettiva dei gatti. lei conosce bene il suo gatto? Certo, Dottore!

Bene, allora mi parli un po’ di lui, delle sue abitudini, del suo comportamento, delle sue.

Ah non le so io queste cose, Dottore (?!), io sono fuori casa tutto il giorno, lui anche, lo vediamo io e mia figlia quando viene a mangiare e nemmeno tutti i giorni, però è sempre stato bene!

Questo è quel che si dice conoscere bene il proprio gatto!! Comunque, con i sintomi rilevati ed essendo una malattia autolimitante, in cui basta controllare che il decorso non abbia complicazioni, che rappresentano il vero guaio, avevo già avuto parecchie soddisfazioni con l’uso di Kalium bichromicum (non è una novità per noi veterinari omeopati), che aveva abbreviato i tempi di recupero, mettendomi al riparo da ricadute e cronicizzazioni. D’altra parte, trattandosi di una malattia che nel gatto assume un carattere epidemico, secondo le indicazioni nosologiche di Hahnemann, l’applicazione di un rimedio che copre il quadro acuto è coerente ed indicata nel momento in cui non abbiamo altre notizie sul paziente. Fu a questo punto delle mie riflessioni che feci la proposta capace di scatenare la reazione decisa della mia Cliente riportata all’inizio di questo diario.

Come vuole, Signora, lasciamo stare l’Omeopatia. sarebbe opportuno che mi lasciasse il micio ricoverato qualche giorno per la terapia: pulizia delle croste alle narici, idratazione, pomata oftalmica e copertura antibiotica.

E’ proprio necessario, Dottore?

L’alternativa è che la faccia lei: la pomata negli occhi due volte al giorno, le compresse antibiotiche due volte al giorno.

No, no, ho capito. Non potrei mai fare queste cose; è meglio che lo lasci qua.

Bene! Se mi dà i suoi dati li riporto sulla scheda di ricovero. Come si chiama il micio?

Mah, a dir la verità, non ha mai avuto un nome; bisognerebbe mettergli il nome del famoso Gatto- con-gli-stivali della fiaba.

Ah si? E perché?

E’ successo da quando l’abbiamo visto rientrare in casa, dopo l’ultima scappatella, con gli stivali ai piedi.

Con gli stivali?.

Si, proprio con gli stivali! Evidentemente era andato in qualche posto dove c’era del cemento fresco e deve averci camminato dentro, cosi è tornato a casa con gli stivaletti di cemento. Le zampe erano dipinte fino a poco sopra i piedini e da lontano dava l’impressione di avere gli stivali.

Ecco cosa sono quelle incrostazioni che ho notato sulle zampe, non era fango ma cemento secco! Esatto. Abbiamo cercato di pulirgli le zampe meglio che potevamo ed anche lui si leccava per lavarsi, ma qualcosa si vede ancora. Non riuscivo a scollegarmi mentalmente da quella parola, CEMENTO, che mi rimbombava nella testa e doveva dirmi qualcosa, ma in quel momento proprio non riuscivo a realizzare. Completata la scheda, ricoverai il gatto.

Bene Signora, se dovesse esserci qualche novità la chiameremo noi; penso comunque che lo terremo per 5-7 giorni, ma mi dica ancora una cosa: quanti giorni fa è successo questo episodio degli stivali?

E’ arrivato a casa cosi quattro sere fa.

E da quanto ha detto che ha questo raffreddore?

Me ne sono accorta questa mattina, ma ora mi sembra molto più grave.

Feci attendere ancora un attimo la Signora, perché avevo deciso di fare una rapida ricerca al PC nell’Encyclopaedia Homeopathica per togliermi il pensiero tormentoso. Digitai la parola chiave “cemento” e ben presto trovai quello che cercavo da “Lo Spirito del Rimedio” di Didier Grandgeorge: Viviamo in un mondo di cemento armato. Ora, Kalium bichromicum è un importante composto del cemento, il che spiega come questo rimedio sia frequentemente indicato per i nostri contemporanei. Peraltro, un individuo fisicamente sensibile che faccia un po’ di moto, incontrerà presto qualche sintomo chiave di Kalium bichromicum: raffreddore fitto, viscoso, male alla testa nella regione frontale (inizio di sinusite), male allo stomaco che può divenire ulcera, e soprattutto fatica intensa. Localmente, vi può essere la presenza di eczema di cemento sulle mani (Kalium bichromicum è radicale in questa indicazione).

Sarei stato già convinto di prescrivere questo rimedio se la signora me l’avesse permesso ed ora avevo trovato un ulteriore motivo per farlo, non solo, ma mi si offriva per la prima volta la possibilità di verificare nella pratica la bontà di quanto riferito da Grandgeorge a questo proposito. Che fare per non lasciarsi sfuggire quest’occasione difficilmente ripetibile?

Signora, ora sono quasi certo di poter curare il suo gatto in un tempo molto più breve, però dovrei fare a modo mio.

Con l’Omeopatia, vero?

Si.

E va bene. Avete sempre ragione voi! Però, in fondo, a me interessa che il gatto guarisca e sono sicura che lo vuole anche lei. Non ci farebbe una bella figura altrimenti!

Ore 19,15

Fu cosi che somministrai al micio una prima dose di Kalium Bichromicum XMK, qualche globulo sciolto in acqua per bocca con una siringa riproponendomi di ripetere la somministrazione dopo poche ore e poi di nuovo al mattino successivo. Subito dopo gli pulii il naso e gli occhi con una soluzione detergente e gli iniettai della soluzione reidratante sottocute. Dopo 4 ore trovai il gatto appisolato nella cassettina che sempre mettiamo nella gabbia di ricovero, sembrava riposare bene ed era tranquillo; la respirazione mi sembrava migliorata, anche se di tanto in tanto qualche sibilo si sentiva. Ripetei la somministrazione del rimedio dinamizzato a dovere e decisi che la giornata era chiusa.

Ore 07,30

Il mattino successivo il micio mi stava attendendo insofferente e chiamava a piena voce. Fece un lauto pasto e mostrava tutti i segni di una rapida ripresa: gli occhi erano quasi del tutto normali, il naso perdeva qualche goccia d’acqua e la cute aveva ripreso la sua elasticità. Non gli somministrai nulla ed al pomeriggio risultava chiaro che era praticamente guarito e decisamente stanco di stare in gabbia.

Ore 18,30

Chiamai la Signora: Può venire a prendere il suo gatto, Signora. Ma Dottore, è passato solo un giorno! Venga pure, Signora, giudicherà lei.

Arrivò prima delle 20: Sa, non credo che si  trattasse di quella malattia che diceva. Se l’Omeopatia funzionasse veramente cosi, tutti i dottori la userebbero, non le pare?